Un verso preso in prestito dalla celebre canzone scritta da Paolo Conte e portata al successo a metà degli anni ’70 da Bruno Lauzi, per un’istantanea su Genova.
Tutti noi stiamo vivendo momenti di incertezza e preoccupazione, non solo per la salute nostra e dei nostri cari, che rimane sempre la cosa più importante, ma anche per il contesto socio economico che ci troviamo ad affrontare e che non ha ancora reso manifeste tutte le sue conseguenze. Nella giornata di ieri le borse sono crollate, PiazzAffari ha segnato il ribasso più violento della storia, e probabilmente altri ne seguiranno. Il rimbalzo tecnico di oggi poco attenua gli spasmi vissuti ieri dai risparmiatori. Il panico ha generato il caos, i parsimoniosi italiani hanno visto dissolversi migliaia di euro di risparmi, mentre la speculazione, perché c’è sempre qualcuno che ci guadagna, ha fatto il resto.
In questo articolo vi racconterò come sono riuscito a vendere un appartamento in periferia a Genova, quella periferia di cui avevamo parlato in un precedente articolo del nostro blog.
Genova è una città strana, città di grandi contrapposizioni sociali, economiche, culturali e addirittura morfologiche. Città con una grande storia, monumenti di valore inestimabile, affascinante e labirintica. Ci sono città policentriche per nascita, altre per scelta, Genova lo è per motivi storici e per conformazione territoriale. Genova, con quel suo arco di 30 km che si affaccia sul mare e quelle due vallate, lunghe e strette, la Val Polcevera e la Val Bisagno, che ne fanno un corridoio verso il nord più profondo, ricorda un “p greco” rovesciato.
I vincoli sui beni di interesse storico-culturale, dal punto di vista giuridico, ci interessa il diritto di prelazione. Genova ha il centro storico più grande d’Europa e un patrimonio artistico importante, quindi sono numerosi gli immobili sottoposti a vincoli. La prelazione dello Stato è connessa soltanto all’iniziativa negoziale dei privati nella fase del trasferimento immobiliare…