La periferia. Un dappertutto che diventa nessun luogo

Davvero a Genova nascono le periferie?

Spesso sentiamo dire che il mercato immobiliare in determinate zone delle nostre città è in difficoltà, non cresce o addirittura è assente. E questo vale anche per Genova.

Allora facciamoci una domanda, anzi due, che cos’è il mercato immobiliare? Che cosa sono le periferie?

Il mercato immobiliare non è un’entità astratta, è semplicemente il risultato del comportamento collettivo, determinato dalle scelte individuali di milioni di persone. Prendersela con il mercato per le sue oscillazioni sarebbe un po’ come prendersela con il cambio delle stagioni. Siamo noi che influenziamo il mercato con i nostri comportamenti, con le nostre azioni. Il mercato immobiliare è qualcosa di straordinariamente vivo e sociale, che influenza, e nel contempo è influenzato, dalle dinamiche comportamentali della società.

E le periferie che cosa sono? Etimologicamente il concetto di periferia evoca una distanza da un centro, un isolamento: il centro viene notoriamente visto e concepito come la zona privilegiata, il luogo in cui vengono prese le decisioni, la parte della città che, in sostanza, detiene il ruolo di leadership. Le aree centrali sono quelle in cui, mediamente, è presente una dotazione di beni e servizi quantitativamente e qualitativamente superiore rispetto a quelle delle zone periferiche.

Dal triangolo industriale a Begato

L’Italia è stata caratterizzata da un processo di crescita urbana differente rispetto a quello degli altri paesi industrializzati: si è trattato di un processo partito in ritardo e molto più lento, dalle forti differenziazioni a livello territoriale.

Dal secondo dopoguerra ad oggi i cambiamenti nell’assetto urbano delle nostre città si sono fatti più veloci e più profondi, emergono e si consolidano nuovi sistemi insediativi di tipo metropolitano. Ed è proprio a partire dal secondo dopoguerra che in Italia fanno la loro comparsa le prime vere periferie urbane.

La collocazione spaziale, all’interno delle città, delle classi subalterne e dei ceti poveri, che precedentemente popolavano zone inserite nei centri urbani consolidati, come l’esempio di Via Madre di Dio o Via Prè a Genova, si è gradualmente concentrata in aree esterne, le periferie appunto. Iniziano le costruzioni di grandi agglomerati residenziali popolari con elevate densità abitative, posizionati in luoghi isolati, privi di servizi, negozi e svaghi.

È il caso, nella nostra città, della realizzazione della Diga Rossa e della Diga Bianca di Begato.

Il sogno del milione di abitanti

La crescita della popolazione che tra gli anni ’50 e ’70, portarono Genova alla soglia degli 850 mila residenti, l’aumento del numero delle famiglie, la comparsa di nuovi stili di vita e di diverse richieste nei confronti della residenza generarono, a partire dalla fine degli anni ’60, una crescente domanda di abitazioni e, in particolare, di abitazioni a basso costo.

Inizia la fase dell’estensione delle grandi città con una vera e propria esplosione delle periferie urbane, che a Genova si rende manifesta, vista la cronica mancanza di territorio, con l’edificazione selvaggia dei quartieri collinari. A distanza di sessant’anni oggi scontiamo problemi evidenti: le difficoltà legate all’accessibilità veicolare, con l’impossibilità dei mezzi pubblici di transitarvi, le croniche carenze di parcheggi, la scomparsa dei negozi, la mancanza di infrastrutture di primaria necessità, il degrado ambientale ed episodi, sempre più frequenti, di microcriminalità. Elementi propedeutici alla disgregazione del mercato immobiliare con il crollo dei valori e la mancanza di richieste d’acquisto.

Erano, gli anni ’60, quelli durante i quali i privati cedevano agli istituti delle case popolari terreni dal modesto valore di mercato, terreni su cui si andrà ad intervenire con imponenti azioni di edilizia invasiva o che verranno toccati da lottizzazioni molto discutibili.

Nel 1962 viene promulgata la legge 167, legge che, introducendo un meccanismo attuativo particolarmente interessante, permetteva  tre tipi di finanziamento:

1) a totale carico dello Stato (mediante gli Istituti Case Popolari)

2) a carico delle cooperative d’abitazione (mediante erogazione di mutui agevolati)

3) a carico delle imprese (con convenzioni relative al costo di costruzione e alle modalità di immissione sul mercato immobiliare).

Il degrado urbano e il crollo immobiliare

La sommatoria degli elementi analizzati poc’anzi determinò l’esplosione di quel boom economico che non fece i conti con gli aspetti sociali dei quartieri periferici.  Oggi però, anche a causa dell’incremento della popolazione straniera, che spesso vive situazioni di disagio sociale ed abitativo, questi quartieri mono funzionali sono diventati i luoghi della marginalità, le zone in cui sono andati a collocarsi i soggetti più deboli della società. Il disagio e il degrado hanno cominciato quindi a diventare i tratti tipici e caratterizzanti di queste aree periferiche.

Genova, per lunghi decenni, è rimasta al riparo da queste criticità, ma, purtroppo, anche come conseguenza del crollo dei valori immobiliari successivi alla crisi del 2007, oggi stanno diventando, sempre più, un’amara realtà. Aggiungiamo anche il fatto che spesso ci formiamo erroneamente l’idea che una certa parte di una città sia pericolosa (sulla base del sentito dire o di un articolo di giornale fantasioso o superficiale) e smettiamo di frequentarla, segnalando il fatto agli amici e dando il via alla costruzione di una percezione sociale negativa. L’abbandono renderà l’area se non pericolosa almeno deserta e poco attraente. Se davvero vi sono alcune caratteristiche di pericolosità, soprattutto in certi momenti della giornata, il fatto che sia evitata dalla frequentazione “normale” aggraverà la situazione impedendo la diluizione dei comportamenti devianti in quelli socialmente accettati.

Il famoso architetto Renzo Piano in un’intervista rilasciata al “Mattino” di Napoli afferma che “è forse proprio il contesto di degrado in cui parte della popolazione vive che spinge tali persone a mutare stile di vita, adottandone uno più analogo allo scenario in cui sono calate”.

Situazioni abitative frutto dell’emergenza e del disagio, aree abbandonate a se stesse, aumento della microcriminalità, mancanza dei servizi di base e delle infrastrutture, problemi di viabilità, invecchiamento della popolazione, inadeguatezza degli spazi attrattivi per i giovani, sono elementi tipici dell’indebolimento di un quartiere, dove le case continueranno a perdere il loro valore determinando un costante  impoverimento della società.

Fabrizio Segalerba è agente immobiliare nella sua Genova, titolare dell'omonima agenzia dal 1994. Dedica molto tempo alla FIAIP (Federazione Italiana Agenti Immobiliari Professionali) all'interno della quale ricopre il ruolo di Segretario Nazionale. Fabrizio è un perfezionista, ama l'arte e la storia, è autore in questo blog perché crede che la condivisione di esperienze e di informazioni possa migliorare il rapporto tra cliente e agente immobiliare.