Il mercato immobiliare riflette le nuove esigenze dei cittadini

I dati annunciati dall’Agenzia delle Entrate il 9 marzo dimostrano come il mercato immobiliare residenziale nel 2020 sia andato meglio di qualsiasi previsione, smentendo ancora una volta gli analisti di settore, le cassandre ed i soloni. Chiudiamo l’anno appena trascorso con 46 mila compravendita in meno rispetto al 2019 ed un quarto trimestre che ha fatto registrare un +8.8% su base annua.

 

La parte più consistente del mercato è ancora quella del segmento residenziale, ed in particolare l’acquisto della prima casa per sostituzione. Emerge inoltre un quadro di cui abbiamo sentito parlare tantissimo dopo il lockdown: l’acquisto della nuova casa è privilegiato se vi sono spazi esterni. La paura di nuovi e prolungati soggiorni forzati tra le mura domestiche spinge verso abitazioni dotate di comfort quali spazi esterni vivibili, aree condominiali con terrazze, palestre e spazi benessere.

 

E pur di avere questi elementi si è disposti ad abbandonare il centro per la periferia. La riscoperta della seconda casa è uno degli effetti del post lockdown, e si registra dal mare alla montagna fino ai laghi e banalmente all’entroterra più prossimo alle città. E’ un trend che accomuna tutta la penisola e laddove non si acquista si procede all’affitto. A fronte di meno viaggi si cerca di sopperire con la  vacanza nella vicina campagna.

E adesso che cosa succede? Il mercato reggerà anche nel 2021?

I cittadini, confusi dal variare dei colori tesi a contrastare la terza ondata, sono sempre più disorientati. Come possiamo pensare di arginare gli effetti sull’economia di una pandemia devastante se non contrastandola con regole chiare e ferree, vaccinazioni senza sosta a tutte le fasce di età, aiuti alle attività economiche le cui aperture e chiusure a singhiozzo sono solo un supplizio che allunga l’agonia?

 

Le grandi operazioni immobiliari sono ferme, gli operatori di sistema, dopo aver analizzato varie operazioni si concentrano sulle poche redditizie e dall’esito certo.

 

E’ necessario vincere la paura e superare la fase di incertezza che impedisce agli imprenditori di programmare nuove iniziative ed ai cittadini di prendere decisioni sul loro futuro. Perché acquistare una casa, che sia la prima abitazione, la casa vacanza o un investimento per generare redditività è comunque una scelta che necessità di sicurezza e tranquillità senza il timore di doversi abbandonare a variabili emozionali.

Smart Working o si tornerà in ufficio ?

Vi è poi un altro segmento di mercato sul quale si concentrano le attenzioni degli operatori: gli uffici.

Gli uffici cambieranno pelle, vivono una stagione nuova certamente diversa. Meno scrivanie e più spazi aperti, aree per sale riunioni e spazi creativi.

 

Solo il 6% delle imprese, Dopo averlo sperimentato in modo forzato durante l’emergenza, dichiara di voler tornare alle condizioni preesistenti senza smart working.

 

Sono questi i risultati della terza edizione della ricerca “Future of Work 2020” rivolta alle direzioni del personale delle grandi aziende italiane. Ricerca presentata nel corso di HR Business Summit e realizzata dall’Osservatorio Imprese Lavoro Inaz e Business International.

“In tutti i cambiamenti che hanno travolto le imprese quest’anno, si è confermata la centralità del fattore umano“, fa notare Linda Gilli, presidente e AD di Inaz.

 

“La ricerca fotografa indubbiamente una situazione in divenire, in cui emergono tendenze a volte contraddittorie. Ma una cosa è molto chiara: le esperienze fatte nel 2020 lasceranno una traccia profonda, su tutte il lavoro a distanza. Per trasformare quest’ultimo in vero smart working occorrono due cose. Da un lato proseguire sulla strada della digitalizzazione, dall’altro non bisogna mai perdere di vista il ruolo dell’azienda come luogo di socialità e aggregazione“.

 

Nel dettaglio, per quanto riguarda il mix tra lavoro in sede e lavoro a distanza su base settimanale, per il 35% delle aziende interpellate il lavoro delocalizzato sarà, in proporzioni diverse, comunque prevalente rispetto al lavoro in sede. Il 39% delle aziende prevede invece più prudentemente due giorni su cinque di smart working. Un altro 13% infine si sta orientando per un solo giorno di erogazione della prestazione lavorativa in un luogo diverso dalla sede dell’azienda.

 

Quanto alle criticità dello smart working, l’aspetto su cui si sono maggiormente concentrate le risposte è quello della leadership, seguita dal rischio di una diminuzione non tanto delle performance, quanto del senso di appartenenza dei collaboratori.

Fabrizio Segalerba è agente immobiliare nella sua Genova, titolare dell'omonima agenzia dal 1994. Dedica molto tempo alla FIAIP (Federazione Italiana Agenti Immobiliari Professionali) all'interno della quale ricopre il ruolo di Segretario Nazionale. Fabrizio è un perfezionista, ama l'arte e la storia, è autore in questo blog perché crede che la condivisione di esperienze e di informazioni possa migliorare il rapporto tra cliente e agente immobiliare.